Apro con una buona notizia dal mondo della narrativa di genere: il Word Fantasy award non utilizza più il busto di H.P. Lovecraft come statuetta del premio, a causa del conclamato razzismo dello scrittore di Providence. Sono piccole vittorie che ridonano un po’ di speranza in quell’ambiente culturale.
Vinson Cunningham si occupa di un blog (e più che altro di un libro) di cui non son mai riuscito a comprendere l’enorme successo: Humans of New York and the Cavalier Consumption of Others.
Alle volte si vuole fare del bene, ma può capitare di rivolgersi alle organizzazioni sbagliate. L’Espresso ci fornisce un elenco di onlus e ong da evitare come la peste. Nera.
Max Blau per Pitchfork cerca di mettere insieme i tasselli di quel puzzle che è stata la vita di Mark Linkous degli Sparklehorse. Mai seguito il gruppo, che trovo un po’ noioso, ma letture come questa sono slegate dagli ascolti.
Ne avevo scritto proprio in occasione dell’ultimo round di link e nel frattempo è uscito anche questo pezzo su Atlantic. Si comincia, si è cominciato da un po’, a discutere in maniera diversa di alcune sostanze e, di conseguenza, a decidere in maniera diversa.
Drogarsi è un diritto umano.
Non solo più per qualche cane sciolto che sbava e scodinzola su qualche piccolo blog, ma anche per giudici di Corte Suprema.
E, oltre a quanto già esistente (Uruguay, Spagna, Olanda, Portogallo, esperimenti in Germania, già alcuni stati USA ecc ecc) ecco che:
(…) in Latin America alone, initiatives to reform marijuana laws are being debated in Brazil, Chile, Colombia, Costa Rica, and Mexico. Given that Canada’s new prime minister, Justin Trudeau, has pledged to legalize marijuana, and that legalizing weed is on the 2016 ballot in Arizona, California, Maine, Massachusetts, and Nevada, you could say reform is on the agenda for the entire hemisphere. Few countries may declare smoking weed a human right, but they may end up in the same place as Mexico just the same.
Questo agente pattuglia(va) da solo un’area grande più o meno come il Regno Unito. The cop at the end of the world.
David Lumb ci parla di una delle prossime frontiere della privacy, la facial recognition: come al solito sembran robe distanti decenni e poi ci piomberanno addosso in poco tempo.
Propongo ugualmente anche se non conosco l’argomento: l’articolo mi pare sensato e fra i miei lettori ci possono essere persone curiose al riguardo. Un tempo mangiare e bere erano stabilmente nella mia top 10 delle cose belle della vita, ora invece bevo poco o nulla, persino quando vado a ballare techno, e mettermi a tavola a mangiare mi annoia, fosse per me basterebbe una decina di piatti in rotazione tutta la vita, mangiati al volo e via. In più, ahimè, non credo di essere la persona che più guarda alla sua salute in questo emisfero. E di conseguenza mi interesso poco anche ad argomenti correlati, quali appunto la produzione di cibo. So però che, come i vaccini e purtroppo un numero sempre maggiore di argomenti, è un tema ferocemente divisivo: ho assistito a qualche litigio online e per quanto mi riguarda ho provato imbarazzo per ambo le parti in causa, più per i toni, la retorica, la feroce cattiveria e le parole scelte che per le idee. Splat goes the theory, complimenti per Aeon che, oltre a espandersi, scrive il nome dell’editor sotto quello dell’autore, sarebbe bello se fosse sempre così ovunque.
Hossein Derakhshan, che è rimasto in prigione per sei anni, scrive di una parte di Rete che sembra morire ogni giorno di più e, fatte le debitissime proporzioni, ho anche io sensazioni simili. The web we have to save.
Chiudo con una conversazione con il critico letterario che più amo.